comunicato a cura degli organizzatori
Dalle Livornine alla moderna Sinagoga
Domenica 4 luglio doppio appuntamento con Livorno ebraica
Ore 10.00 visita al Museo ebraico di Via Micali, 21 ore 11.30 visita alla moderna Sinagoga di Livorno.
E’ obbligatoria la prenotazione al 3208887044. Costo euro 10,00, per ciascuna visita. Chi desidera effettuare entrambi le visite pagherà 15,00 euro
Ai partecipanti sarà donato un piccolo assaggio di biscottini a forma di stella, preparati dal personale della Comunità ebraica, sotto la guida del rabbino di Livorno Avraham Dayan
Il Museo ebraico è la testimonianza più antica della presenza ebraica a Livorno. Sorprende per la sua bellezza e la sua ricchezza! Vi si accede attraverso un piccolo e ombroso giardino interno. Ospita una vasta collezione della famosa manifattura ebraica livornese, specializzata nella lavorazione dei tessuti e del corallo. Il ricamo era praticato dalle donne ebree, al contrario di quanto avveniva nel mondo cristiano dove era un’attività esclusivamente maschile, che lo esercitavano dopo l’iscrizione alla relativa corporazione. Le donne ebree livornesi, invece, erano esperte ricamatrici, sempre informate sulla moda del tempo, che seguivano attraverso i famosi repertori pubblicati, soprattutto a Venezia. L’industria del corallo era sicuramente quella più fiorente, tanto che se qualcuno veniva sorpreso a commerciare corallo falso veniva allontanato dalla città. Nel 1728 si svolse in piazza d’Armi una fiera del corallo il Trionfo del corallo, alla presenza di Giangastone dei Medici, che attirò compratori da tutta Europa. Il museo ospita da poco una copia delle famose Lettere patenti firmata dal Granduca Ferdinando: una scoperta abbastanza recente di Guido Servi, curatore del museo. Un manoscritto sorprendente che si basa su affermazioni e non divieti, che racchiude lo spirito di una nascente città, che si stava candidando a divenire uno dei porti cardine del Mediterraneo e il rifugio, l’oasi felice dei criptoebrei, i marrani.
La moderna Sinagoga si staglia, con tutta la sua potenza , in piazza Benamozegh, a due passi dal Duomo di Livorno. Edificio, inaugurato nel 1962, simbolo della ricostruzione di Livorno e del riaffermarsi degli Ebrei nel tessuto sociale della città dopo le leggi razziali e la Shoà. Tempio di luce e opera elettiva dell’architetto romano Angelo Di Castro. E’ connotata da uno spiccato simbolismo, molto evidente nel suo skyline, che rimanda ad una grande tenda, più nascosto all’interno nella teoria di menorà, nei triangolini ritagliati nell’abside. Su tutti, il simbolo più significativo e più visionario e il vetro rosso che proietta e amplifica all’interno la memoria della Shoà.